La perdita di un animale da compagnia

IL LUTTO NEGATO


perdita di animale domestico

Come esseri umani, siamo soggetti ad attraversare numerose perdite nell’arco della nostra vita. Tra tutte quelle subite, la perdita dell’animale domestico può risultare una tra le meno comprese, se non addirittura svalutata.


Al giorno d’oggi, complici i cambiamenti epocali che la nostra società ha attraversato e sta attraversando, siamo arrivati fortunatamente a considerare cani e gatti come parte integrante del tessuto familiare; di contro, isolamento, difficoltà comunicative ed impoverimento dei contatti sociali, fanno sì che talvolta l’animale domestico sia una delle poche relazioni sicure e affidabili nella vita di una persona.
Il contatto con un animale d’affezione, inoltre, riesce a contrastare lo stress, riducendo il livello di cortisolo (il cosiddetto ormone dello stress).


Nel bene e nel male, i nostri cani e gatti in particolare, sono sempre al nostro fianco, in una forma di attaccamento spesso meno complicata rispetto ai rapporti con le altre persone. Loro non ci giudicano per il nostro aspetto, per le nostre convinzioni politiche o religiose, o per le nostre condizioni economiche: ci accettano per quello che siamo, offrendoci il loro amore incondizionato e dipendendo completamente da noi.
Ecco perché vederli ammalarsi o avere un’incidente, oltre alla tristezza per l’imminente perdita di un legame prezioso, può far scaturire anche grandi sensi di colpa.


Il dolore quando il nostro amato “cucciolo” ci lascia, o quando il veterinario ci comunica un’infausta sentenza circa le sue condizioni di salute, non è meno intenso rispetto a quello che si avrebbe nel caso della perdita di una persona cara.
Quello che cambia invece è come veniamo percepiti dalla società: la sofferenza, la disperazione per la scomparsa o per la malattia di un caro è socialmente accettabile, le persone intorno a noi fanno quadrato, ci sostengono, ci consolano: ci capiscono.
Nel caso dell’animale invece c’è una sorta di pudore nel mostrare tutta la nostra afflizione. Il timore è quello di sentirsi dire: “Alla fine era solo un gatto”. Ma quel gatto, o cane, o coniglio che fosse, era qualcuno con cui abbiamo passato una parte importante della nostra esistenza, qualcuno che riempiva la nostra quotidianità e ci regalava affetto incondizionato.
I sentimenti e le emozioni che proviamo nei suoi confronti, perciò, non sono meno reali.


Il vuoto che lascia dentro le nostre case è tangibile: i ritmi e rituali che scandivano la giornata vengono a mancare, stravolgendo il nostro mondo esterno oltre a quello interiore. Pensiamo a chi, per anni si è abituato ad uscire la mattina presto per andare a passeggiare al parco con Fido, o chi, appena tornato dal lavoro, si butta sul divano a guardare la tv con Micio sulle ginocchia: è come perdere una parte significativa di sé, una parte importante della propria identità.
In certi casi si può rimanere sorpresi del fatto che questa esperienza possa risultare più difficile da attraversare rispetto al lutto di un familiare. Le ragioni sono molteplici, non ultima quella che possa scaturire una sorta di lutto cumulativo, in cui la morte riattiva il dolore delle perdite precedentemente vissute.
Se in casa poi ci sono bambini, può non essere semplice fronteggiare e comprendere anche le loro reazioni.


Un fatto è certo: dolore, rabbia e tristezza, se repressi, possono alla lunga divenire fonte di stress cronico, influenzando negativamente la qualità della vita e la salute generale con conseguenze sul sistema immunitario, sul sonno e sul comportamento alimentare, per fare solo alcuni esempi.
Il consiglio perciò, è quello di non vergognarsi delle proprie emozioni, anzi, cercare di accoglierle e condividerle con qualcuno che possa comprenderle, senza giudicare e stigmatizzare ciò che state passando, fornendovi un adeguato sostegno per affrontare quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio lutto.


Picture by ©Annabel_P – Pixabay